
Il 20 marzo è la festa internazionale della felicità .
Perché parlare di felicità al lavoro?
Questa celebrazione l’ha creata e voluta l’ONU, che ha inserito la felicità (e la sua ricerca) tra gli obiettivi da raggiungere. Se la felicità, dunque, è un obbiettivo da raggiungere per uno stato, perché non deve esserlo anche per un’azienda (e prima per noi persone)?
- Il primo passo è avere il medesimo concetto di felicità. In particolare:
1. C’e’ la felicità edonica (epicurea) che è legata alla soddisfazione di un piacere ed è un’emozione. Questo tipo di felicità è legata a fattori esterni che parzialmente trovano riscontro anche in azienda. Un esempio? “Sarò felice quando avrò ottenuto l’aumento”, “sarò felice quando avrò raggiunto il budget”, “sarò felice quando avrò ottenuto la company car”. Vi dice qualcosa? Nella sfera privata diventa ”sarò felice quando avrò trovato un compagno/a, sarò felice quando avrò superato questo problema”
Quindi la felicità edonica è legata al raggiungimento di obbiettivi sempre più sfidanti in un loop verosimilmente senza fine (una ricerca dimostra che nella vita media delle persone questo tipo di felicità è di circa 4 ore in 80 anni).
Dunque? C’è un altro tipo di felicità:
2. La felicità eudaimonica (letteralmente buon consigliere). Questo tipo di felicità ha a che fare con la ricerca del proprio scopo, del proprio talento, non è un’emozione ma una pratica, una competenza o, più precisamente, un costrutto.
Questo tipo di ricerca ha molto a che fare con il lavoro e con le aziende:
L’azienda è il luogo, infatti, normalmente adibito (o che tale potrebbe essere) se non a scoprire il proprio talento per lo meno a metterlo in pratica. Alla domanda “Sei felice mentre lavori?” Risponderanno di si, tutti coloro che hanno la possibilità di esprimere il proprio talento al lavoro.
La ricerca dello scopo (il ”purpose”) può essere non solo delle persone ma anche delle aziende. Sapete che i dati ci mostrano che le aziende migliori (clima, fatturato, employability, crescita) sono quelle con uno scopo eco-sistemico? Alcuniesempi? Patagonia, mondora srl sb, Servizi CGN Società Benefit, Ogyre
Alla domanda “sei felice al lavoro?”, risponderanno si, coloro i quali hanno la fortuna di lavorare in un’azienda con un buon clima, con processi chiari e coerenti con i valori.
L’equazione felicità = produttività è scientificamente provata. Se cari manager non siete convinti, vi rimando ai dati e ricerche di riferimento (tra cui: Gallup, @HBR, #WordHappinessReport2022).
La felicità eudaimonica in azienda ha dunque a che vedere con la definizione, progettazione e implementazione coerente di:
- Scopo
- Valori
- Strategia
- Processi
- Leadership
- Cultura
Quindi, sei i dati ci mostrano che la felicità delle persone “conviene” anche alle azienda in quanto persone felici sono più performanti e producono di più, QUALI SONO GLI OSTACOLI?
I maggiori ostacoli e resistenze nel parlare di felicità al lavoro sono i paradigmi culturali dominanti e le credenze, quali:
- 1. La felicità ha a che fare esclusivamente con la sfera privata (e nelle 40 ore medie settimanali che passi lavorando, non puoi essere felice?)
- 2. Il lavoro è dovere (il lavoro può essere anche il luogo dove agire i nostri talenti. Conosci la teoria degli stati di flusso di Mihaly Csikszentmihalyi ?)
- 3. Prima il dovere e poi il piacere
- 4. Il lavoro è sacrificio
- 5. Il profitto è in competizione con il benessere delle persone (i dati ci mostrano il contrario; persone felici sono più performanti e produttive).
- 6. Il benessere delle persone non è il core business di un’azienda (questo in molte realtà è effettivamente vero, tuttavia se mettessimo davvero le persone al centro anche i risultati economici ne gioverebbero).
Oggi abbiamo sdoganato il malessere nei luoghi di lavoro; oggi si parla e si interviene coerentemente sullo stress lavoro correlato, sul mobbing, sul bornout, sulla discrimiazione, sugli ambienti tossici. Ritengo sia altresì giunto il tempo di parlare, agire e implementare anche il Benessere delle persone, iniziando a scardinare in primis i nostri di false credenze limitanti, quali ”il lavoro è sacrificio e dovere, la felicità è un’emozione privata che nulla ha a che vedere con il lavoro” . Datti tu per prima/o il permesso di concepire (e poi ricercare) la felicità al lavoro.
Buon 20 marzo, ricordati di essere felice.